Fino al 31 agosto le modalità di ricorso allo smart working saranno semplificate. È dunque rimandato al 1° settembre l’obbligo di stipulare un accordo individuale tra il lavoratore e il datore di lavoro, sancito dal Decreto Riaperture. A più di due anni dall’inizio della pandemia e a stato di emergenza terminato, il lavoro agile rimane perciò un pilastro centrale della ripartenza dell’economia e forse non rappresenta più soltanto una soluzione emergenziale. L’estate sarà un’ottima occasione per fare un bilancio di quanto lavoratori e aziende hanno imparato dai mesi di sperimentazione o intensificazione dello smart working, per ripartire a settembre con le idee chiare.
Pro e contro
Nella primavera del 2020 la prospettiva di sperimentare un “lavoro agile”, che in quasi tutti i casi in realtà coincideva con il lavoro da remoto, aveva convinto la maggior parte dei lavoratori. L’idea di non dover puntare la sveglia all’alba per raggiungere l’ufficio a oltre un’ora di distanza, di risparmiare il tempo, i costi e lo stress legati ai trasporti, di prepararsi un pranzo sano, di lavorare in un contesto accogliente come solo casa propria può essere o di poter passare più tempo con i propri cari sembrava entusiasmante.
Da una recente ricerca di Reverse, che si occupa di hr a livello internazionale, è emersa invece una fotografia realistica delle opinioni dei lavoratori (dai 25 ai 60 anni e da nazioni diverse) oggi che l’emergenza sembra rientrata. La maggior parte di essi non rinnega lo smart working, ma ha individuato le sue criticità. Una su tutte il rischio di dover garantire una maggiore disponibilità online, vissuto dal 45% degli intervistati, o la constatazione della necessità di spendere soldi per allestire una postazione a casa, spese alla quali per l’80% degli intervistati dovrebbero contribuire le aziende.
Dopo averlo praticato per qualche tempo, infatti, ne sono emersi più chiaramente i limiti, soprattutto per persone appartenenti a determinate categorie sociali, economiche o con una certa indole e in particolare legati al lavoro da remoto. Ecco i principali:
- la sensazione di non riuscire a disconnettersi, a separare il tempo dedicato al lavoro e quello dedicato allo svago, oppure la vera e propria richiesta di maggiore disponibilità da parte dell’azienda
- la difficoltà a ricavarsi in casa uno spazio ufficio, per evitare di lavorare dal letto o dal divano. Un problema che si aggrava nel caso in cui si conviva con altri lavoratori da remoto
- l’impossibilità economica di dotarsi di tutti gli strumenti indispensabili: una connessione stabile, potente e veloce, un computer, delle cuffie anti-rumore, ma anche una scrivania, una sedia ufficio o una lampada
- lo stress legato alla necessità di imparare rapidamente a utilizzare nuovi strumenti online di collaborazione da remoto
- in famiglia, la ricaduta su chi lavora da casa di maggiori responsabilità legate all’abitazione e ai figli
- la solitudine e la mancanza di momenti di socialità da condividere con i colleghi
- la necessità di cambiare scenario rispetto a casa propria
Tempi e spazi
È evidente come, da parte dei lavoratori, sia sorta soprattutto una richiesta di maggiore tutela dei propri tempi e spazi fisici e mentali, oltre che di supporto economico per l’acquisto dei dispositivi necessari al lavoro da remoto. “Smart”, in questo caso, significa infatti agile, fluido, ibrido e dunque adattabile e con ampi margini di personalizzazione, sia per quanto riguarda lo spazio che relativamente al tempo dedicati al lavoro. Lo smart working non può perciò tradursi in una semplice traslazione del lavoro d’ufficio a casa propria – ovvero l’home working. Ha bisogno invece di una revisione completa dei metodi di calcolo del tempo dedicato, di una maggiore o, piuttosto, diversa tutela dei lavoratori, della creazione di servizi o dell’erogazione di contributi specifici e molto altro.
In breve, cosa dovrebbero garantire le aziende ai lavoratori?
- il diritto alla disconnessione, cioè a essere certi di aver concluso a una cert’ora la giornata lavorativa
- la possibilità di scegliere, accordandosi con la direzione, quando lavorare da remoto e quando dall’ufficio
- la fiducia rispetto alla loro di compiere il proprio dovere anche senza essere supervisionati di persona
- la possibilità di lavorare a obiettivi e non a ore, cioè in base al raggiungimento di un risultato e non al timbro sul cartellino
- l’erogazione di corsi di formazione online
- per chi decidesse di lavorare sempre o per qualche giorno in ufficio, spazi di lavoro ariosi, confortevoli, verdi, connessi e ibridi. Non improvvisati, ma progettati da professionisti del settore, come Divisione Ufficio, in grado di consigliare le soluzioni migliori in base alle esigenze di azienda e lavoratori