Vuoi per “scelta di latitanza” o vuoi per “scelta politica” non vi è dubbio che in questi anni lo Stato nei confronti del mondo del gioco d'azzardo pubblico, e dei siti presenti nella lista casino online, abbia dimostrato “indifferenza”, anche se questo settore apertamente era stato dichiarato, al suo nascere, una “riserva di Stato” che ha coinvolto e convinto tante imprese ad investirvi ritenendolo un business più che “sicuro” perché protetto. Nelle more, però, lo stesso settore ludico era stato “lasciato andare alla deriva” prima senza alcun intervento e con poca ed “insicura” regolamentazione, e dopo in balìa delle ordinanze degli Enti Locali e delle Leggi Regionali che, pian piano, avevano portato il settore in una sorta di incertezza costante che non poteva più proseguire senza fare notevoli danni sia al territorio che allo stesso gioco.
Quindi, senza dubbio, questa situazione insostenibile ha dovuto essere affrontata e l'Esecutivo si è attivato con la proposta di riordino che ha portato alle nuove normative che andranno in essere con il decreto attuativo che si attende per l'ottobre prossimo. Con questo intervento lo Stato si è voluto riappropriare della “sua riserva” e della sua “competenza statale” in materia di ordine pubblico e di sicurezza coinvolgendo, ed autorizzando, gli Enti Locali ad organizzare la distribuzione del gioco sui relativi territori “mettendo così a posto” tutte quelle incongruenze legali che facevano incorrere gli stessi Enti nella violazione dell'art. 117 -comma 2, lettera h- della Costituzione.
Si è così ricostituito quanto previsto, al nascere del mondo del gioco pubblico, dell'antica “riserva di Stato” e così si troverà quel difficile equilibrio più volte richiamato dal sottosegretario Pier Paolo Baretta nel settore del gioco pubblico durante tutte le lunghissime trattative che si sono rese indispensabili in Conferenza Unificata per poi arrivare alla “famigerata intesa” e sigla sul riordino.
Ma, oggi, il gioco pubblico è cambiato, si è evoluto e, sopratutto dopo l'accordo raggiunto in Conferenza Unificata, quindi, potrebbe essere arrivato il momento di “scrivere una nuova pagina” della sua vita, seppur riconducendosi ai presupposti originali, affidandosi alla ragione ed alla razionalità della “riserva di Stato” che si individuava nella “esigenza di contrastare il crimine ed in quella di garantire l'ordine pubblico, nella tutela dei giocatori e nel controllo di un fenomeno che incontra e coinvolge flussi di danaro snza dubbio ingenti.
Forse, finalmente, è l'ora di ripristinare l'ordinamento nazionale facendo ritornare lo Stato, “proprietario” del proprio territorio e facendo ritornare “in capo a lui solo” le competenze di gestire l'italco suolo e dando “collaudate” certezze a coloro che credendo appunto di “fare business” in una “riserva di Stato” non hanno esitato ad investirvi sentendosi ovviamente “protetti” e ritenendolo un affare, corretto, lecito e sopratutto “sicuro” poiché di “proprietà statale”. In questi ultimi anni non è stato certamente così: ma ora, invece, è arrivato il momento di cambiare. E questo facendo tesoro delle “brutte esperienze” di questi ultimi anni e delle indicazioni delle varie Amministrazioni che ora potranno partecipare in maniera attiva a questo nuovo processo di regolamentazione del settore: tutte le “tessere” di questo mosaico del gioco sono “ritornate al proprio posto” e con la propria valenza e lo Stato è salvo nella sua autorità antica e preziosa.